La villa e la sua funzione

Cultura umanistica e nascita della villa

La pratica del vivere in villa, dalla metà del Quattrocento in poi, non si caratterizza solo come un’innovativa tipologia architettonica, ma soprattutto come una nuova capacità di affrontare la realtà dell’uomo colto o del cittadino rispetto al collocarsi nei confronti dello spazio e dell’ambiente. Una maturazione delle condizioni oggettive della storia che gli permette di vedere sotto una luce totalmente mutata, rispetto al Medioevo, il rapporto tra l’uomo e la natura ad ogni livello della vita sociale.

Condizione e presupposto fondamentale di questa nuova visione della vita è la diversa concezione che l’uomo ha di se stesso e del suo ruolo di artefice nello spazio fisico. Il consolidarsi della presunzione a modificare la natura è allo stesso tempo coscienza di una capacità oggettiva, tecnica, e risultato del processo storico che inizia con l’età comunale.

Il vivere in villa è uno status proprio del cittadino, sede privilegiata degli otia del dominus quindi, luogo di distensione dalle tensioni della vita politica e dai commerci della città, dove si sperimenta, accanto alla possibilità di dedicarsi agli studi umanistici prediletti, la libertà del godimento della natura, libera dai vincoli della struttura urbana.

Di questo clima troviamo riscontro, in territorio varesino, nella visione degli affreschi di Bonifacio Bembo al Castello di Masnago (metà del XV sec.).

Castello di Masnago, Varese, affreschi quattrocenteschi
Castello di Masnago, Varese, affreschi quattrocenteschi
Castello di Masnago, Varese, affreschi quattrocenteschi
Castello di Masnago, Varese, affreschi quattrocenteschi

La Villa a Varese (in poche parole)

A partire dalla fine del XI secolo Varese acquista nuova importanza e si avvia al suo destino di comune mercantile accanto, e nella scia, della riuscita commerciale milanese che sviluppa traffici e contatti con l’Italia peninsulare e il Settentrione europeo attraverso i passi alpini.

Nei due secoli seguenti tutta la politica della città è tesa a garantirsi questo spazio; dapprima Varese si schiera contro il Barbarossa e più tardi sceglie le parti dei Visconti contro i Torriani. Nel frattempo si configura saldamente come nuovo comune borghese, finché, nel 1347, vengono ratificati gli statuti che, se da un lato confermano la dipendenza da Milano e dai Visconti, dall’altro stabiliscono la condizione di autonomia economica e lo stato di benessere e di tranquillità raggiunto.

Anche il volto della città cambia profondamente; nell’alto Medioevo è strutturata con una serie di borghi residenziali, dotati anche di elementi difensivi, facenti capo a una chiesa collegiale, presso la quale si svolgeva anche il mercato.

All’inizio del XV secolo la città e la regione si trovano così in una condizione di pacificazione e nello stesso tempo in una condizione marginale rispetto ai grandi itinerari della politica e della cultura italiana ed europea: durante il quattrocento solamente nella vicina Castiglione Olona si ha un consistente riflesso della cultura dell’Umanesimo, grazie al rapporto instaurato direttamente dal cardinale Branda Castiglioni.

Museo Civico PALAZZO BRANDA CASTIGLIONI, Castiglione Olona, Varese
Museo Civico PALAZZO BRANDA CASTIGLIONI, Castiglione Olona, Varese

Tuttavia case tardomedioevali ormai quattrocentesche si moltiplicano anticipando la tipologia di villa a Velate, a Bettole, Biumo, Azzate, Besozzo.

All’inizio del Cinquecento con alcune ville si rompe definitivamente con la tradizione edilizia del castello o del palazzo di città (Villa Cicogna Mozzoni a Bisuschio e Medici di Marignano a Frascarolo).

Villa Cicogna Mozzoni, Bisuschio, Varese
Villa Cicogna Mozzoni, Bisuschio, Varese
Medici di Marignano a Frascarolo, Induno Olona, Varese
Medici di Marignano a Frascarolo, Induno Olona, Varese

I rapporti stretti che si andavano intessendo tra nobiltà e patriaziato milanese rappresentano in quel momento lo stato della vita politica, culturale ed anche economica di Milano nel delicatissimo e travagliato periodo di transizione tra la signoria e la dominazione straniera.

La riforma cattolica fu la più grossa componente dal punto di vista culturale di scelte e orientamenti architettonici ma un ruolo determinante lo ebbero anche le grandi pestilenze e le epidemie. Desiderio quindi di non esprimere in quegli anni modelli di vita sfarzosi – facilmente sottoponibili a vessazioni e tasse del governo spagnolo – anche se la tradizione nobiliare del vivere in villa continua anche in quell’epoca, seppure in dimore modeste.

A Varese vengono messi in atto i progetti di ricostruzione della basilica (1575 circa) e del percorso processionale monumentale del Monte ( 1598 circa).

Basilica di San Vittore, Varese
Basilica di San Vittore, Varese
Santa Maria del Monte, Varese
Santa Maria del Monte, Varese

Quando a partire dal quarto decennio del seicento le prospettive economiche e sociali del milanese cominciano a presentare una prospettiva di miglioramento, inizia la grande stagione della villa lombarda.

Varese nel seicento ci giunge con un’immagine variamente composita, estranea ormai al cuore dei grandi avvenimenti europei vive la storia quasi di vita riflessa, attraverso i passaggi delle soldatesche e le visite di grandi personaggi che spesso si fermano a villeggiare; tra loro anche i governatori spagnoli, che sceglieranno Varese come sede di corte d’estate.

La dimora signorile di Varese e dei suoi borghi non appare particolarmente legata ad una economia rurale che non sembra rappresentare una forma  di reddito realmente consistente, come altrimenti lo era quello della pianura, ma pare più vicina ad una serie complessa di rapporti sociali e di interessi di politica locale, spesso legati alla consuetudine dell’ospitalità, che esaltano formalmente l’aspetto paesistico della dimora.

Sulla scia della grandiosa realizzazione seicentesca del Palazzo e dei giardini Borromeo all’Isola Bella si pone mano ad ingrandire e a rimaneggiare, più che a costruirne di nuove, Ville già esistenti come a Zuigno, Azzate, Somma ecc..

Isola Bella, Lago Maggiore
Isola Bella, Lago Maggiore

Si viene a creare una compresenza di nuclei familiari di antica origine accanto ad altri di nuova formazione, che tendono ad affermare un ruolo e un’importanza a livello amministrativo e sociale. Così accanto ai Biumi, agli Orrigoni, ai Bossi, ai Besozzi, ai Della Porta, ai Perabò appaiono i Recalcati, i De Cristoforis, i Mozzoni, i Menafoglio, i Tatti, i Piatti e tante altre famiglie che tra seicento e settecento aspirano a comparire sul palcoscenico della vita pubblica dove la villa è la condizione strutturale indispensabile.

E’ il settecento il secolo più fervido nell’edilizia privata quando ad un improvviso ed anche consistente progresso economico e sociale non corrisponde ancora un mutamento del costume e dei modelli di residenza della classi più agiate.

Varese si arricchisce, oltre che del Palazzo Estense, anche delle rinomate e grandiose ville Recalcati, Menafoglio, Mozzoni, San Pedrino; nei dintorni si riformano le ville Bossi ad Azzate, Della Porta a Zuigno, Perabò, Cagnola a Gazzada e si hanno gli ampliamenti del Castello Visconti a Somma.

Palazzo Estense, Varese
Palazzo Estense, Varese
Villa Cagnola, Gazzada-Schianno, Varese
Villa Cagnola, Gazzada-Schianno, Varese

Nel terzultimo decennio del XVIII secolo scompare progressivamente, ma comunque inesorabilmente, la struttura degli antichi diritti feudali, dapprima sotto il regno di Maria Teresa D’Austria e Giuseppe II, poi nell’età napoleonica; si riducono e infine si annullano il ruolo e la funzione esercitata in età barocca del patriziato e della nobiltà come istituzione civile reale, in antitesi alla presenza spagnola, poiché l’età delle riforme tende a mettere in luce e a configurare come guida politica una classe di illuminati riformisti, che attuano la saldatura tra società locale tradizionale e potere dello stato.

Cambia soprattutto il rapporto tra la nobiltà e la terra, che diviene non più garanzia di un privilegio, ma un capitale da far sfruttare in termini di redditività, trasformando la villa da struttura significante per tutto l’insediamento storico – qual’era nell’età barocca – a fatto semplicemente privato.

La cultura della fine del Settecento e dell’Ottocento riduce le dimensioni e gli spazi abitativi borghesi, per cui l’utilità sociale delle proprie attività prevale sul desiderio di ostentazione del potere.

La strada della grande villa romantica od eclettica con giardino all’inglese è perseguita invece come suggello ad una condizione sociale emergente, dalla grande borghesia dell’Ottocento, affermatasi nel nuovo contesto economico capitalista e industriale.

Paola Mangano Nicora

Bibliografia

Ville della Provincia di Varese – Santino Langé e Flaviano Vitali  – Rusconi Ed., 1984.

La Villa – P.F. Bagatti Valsecchi e Santino Langé – Enciclopedia Einaudi di Storia dell’Arte – Vol. Forme e Modelli

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