Suger, abate di Saint Denis

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All’interno della “Restauri Nicora” seguo il settore teorico amministrativo che comprende anche studi storico/archivistici, qualora ve ne sia necessità, ed è soprattutto questo lato del mio lavoro quello che più mi affascina e mi appassiona tant’è che anche nel tempo libero mi dedico a ricerche su temi che mi coinvolgono e mi entusiasmano in quel momento.

Il tema artistico resta comunque il filo conduttore e testimonianza ne è questo blog.

Lo scorso inverno tra le tante idee che mi frullavano per la testa mi decido di voler approfondire le mie conoscenze sullo stile gotico. Scopro così nella mia libreria un libro acquistato 10 anni orsono “La cattedrale gotica ” di Otto Von Simson (un’edizione del 2008 ma un libro scritto negli anni sessanta) un libro che non avevo mai avuto occasione di leggere dove, come è giusto che sia, si parla della chiesa di Saint Denis e dell’abate Suger.

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St. Denis si trova a nord di Parigi e fu fondata sul luogo di sepoltura di San Dionigi, santo martire, primo vescovo di Parigi. Si narra che il santo fu decapitato a Montmartre e che camminò, con la testa tra le mani, sino al punto in cui sorge oggi la chiesa.
Alla morte del santo venne subito costruito un piccolo santuario, che divenne meta di numerosi pellegrinaggi negli anni successivi. Per questa ragione, in seguito, re Dagoberto I decise di ingrandirlo e di fondarvi la prima abbazia, nel VII secolo.
Saint Denis si era affermata nei secoli successivi come l’abbazia reale per eccellenza in Francia. Molti principi avevano studiato nella sua scuola, Carlo il Calvo e Ugo Capeto ne erano stati abati e nel corso dei secoli la chiesa abbaziale era stata eletta luogo di sepoltura di molti re francesi.

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Saint-Denis toccò l’apice della sua influenza sotto l’abate Suger.
Eletto nel 1122 all’età di 41 anni Suger fu descritto, anche da chi non lo amava, come un grande uomo d’affari con tuttavia un naturale senso dell’equità e una personale rettitudine.
Infaticabilmente attivo sino a tarda età mise tutte le sue qualità al servizio di due ambizioni: rafforzare il potere della corona di Francia e potenziare l’abbazia di St. Denis.
Ampliando e migliorando i possessi dell’abbazia Suger creò le basi per una radicale riorganizzazione del convento, oggi scomparso, considerato al tempo del monachesimo tra i più grandi monasteri di Francia occupando una posizione di potere e prestigio senza uguali.
Al tempo stesso Suger cominciò a raccogliere i fondi per la ricostruzione e la decorazione della basilica diventata troppo piccola per raccogliere tutti i fedeli.

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Suger scrisse due trattati dove descrive la sua chiesa e i suoi tesori artistici.
Il Libretto sulla Consacrazione della Chiesa di St. Denis e la Relazione sull’amministrazione, dove in realtà non vengono descritti gli aspetti concreti della realizzazione architettonica.
Suger ci narra la costruzione della sua abbazia alla stregua di un processo spirituale. Il processo di edificazione e di coloro che vi partecipano doveva essere ispirato dall’armonia divina, riconciliando tutti gli elementi discordanti per infondere nei fedeli che l’avrebbero contemplata il desiderio di stabilirla anche all’interno del proprio ordine morale.
Sono stata colpita da un episodio che Suger descrive nel Libretto sulla Consacrazione della chiesa. Un passaggio molto noto che racconta della ricerca di tronchi di sufficiente grandezza per la costruzione della copertura della nuova parte occidentale della chiesa, una vicenda di cui oltre che protagonista Suger fu appassionato sostenitore.

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Tra le mie tante ricerche in rete scopro il sito dell’Associazione Culturale Italia Medioevale all’interno del quale l’associazione ha istituito il Premio Letterario Italia Medievale © Philobiblon, riservato a racconti brevi ed inediti liberamente ispirati al Medioevo. Decido quindi di partecipare al concorso narrando l’episodio della ricerca di tronchi come a parer mio doveva essersi svolto cercando nel contempo di descrivere la figura di Suger, per quello che 20.000 battute me lo potevano permettere, la sua visione estetica delle virtù celesti e alcuni dei personaggi con cui venne in contatto in vita sua fino a quel momento (1137), tra i più noti Bernardo di Chiaravalle e Abelardo.

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I passaggi che ho scritto di fantasia, comunque legati il più possibile al periodo storico, mi sono serviti quindi come spunto per introdurre la disposizione mentale e morale di Suger nell’atto di edificazione della sua chiesa. Per esempio, descrivo la cella di Suger anche se non ci è noto l’aspetto che avesse. La immagino rigorosa ma al contempo arricchita da oggetti sacri preziosi e da una bifora con vetri policromi che anticipa ciò che poi trasferirà nella sua chiesa. Questo espediente mi ha dato la possibilità di parlare dell’infatuazione per la luce che aveva Suger, la luce che doveva illuminare all’interno dell’abbazia il visitatore e le menti semplici, conferendogli la capacità di innalzarsi alla visione di Dio.

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Così come è un dato accertato dal suo biografo e segretario personale, il confratello Guglielmo, che io peraltro ho inserito nel racconto, che Suger si intrattenesse spesso la sera con i suoi monaci parlando di fatti memorabili che aveva visto o sentito raccontare. Tuttavia non ci è dato sapere se avesse mai discusso con loro del “Sic et non” di Abelardo. Inserendolo nel mio racconto mi ha permesso di parlare di questo personaggio che aveva soggiornato nel monastero ed era venuto in contatto con Suger stesso.

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Sul personaggio Suger ci sarebbe tantissimo da dire.

Quello che qui importa ricordare è che Suger è ritenuto l’ideatore di quello che oggi chiamiamo stile gotico. Non fu però un vero e proprio architetto come lo intendiamo ai nostri giorni anche se nei suoi scritti dimostra di avere conoscenze di questioni tecniche.

Nel mettere in pratica le sue idee di natura estetica e simbolica, supportate dagli scritti dello Pseudo Dionigi l’Areopagita, che a quel tempo era identificato come il Dionigi patrono di Francia, e dalle opere di Scoto Eriugena, Suger dovette assumersi molte responsabilità di fronte alle figure competenti nel campo dell’architettura che lo affiancarono.

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Non meno incisivo fu il suo potere di persuasione nei confronti di coloro che furono coinvolti nella costruzione della chiesa. La fede profonda che permeava ogni sua azione gli fece riconoscere l’amore provvidenziale e miracoloso del Creatore in ogni felice evento della costruzione.

Fu così che tutti questi insiemi di fattori portarono alla edificazione di un edificio che dal punto di vista sia artistico che costruttivo segnò una rivoluzione.

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Infine è ciò che io ho cercato di trasportare in “Suger o La visione estetica delle virtù celesti”, il mio racconto, classificato secondo alla XIV edizione del premio letterario “Philobiblon”. Prossimamente sarà pubblicato online sul portale dell’Associazione e in formato cartaceo a cura di Italia Medievale.

La cerimonia di premiazione si è svolta sabato 30 novembre nella prestigiosa sede della Sagrestia del Bramante in Santa Maria delle Grazie a Milano.

Un sentito ringraziamento all’associazione per aver apprezzato il mio lavoro.

Paola Mangano

 

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